De Sanctis, Terlizzi, 1845. Assassinio in Cattedrale in una città del Regno di Napoli. L’anno dell’Undici

Michele De Sanctis, Terlizzi, 1845. Assassinio in Cattedrale in una città del Regno di Napoli. L’anno dell’Undici, Levante editori, Bari 1993, pp. 394, ill. b.n., cm 24, br. ed. con alette.

Collana La Puglia nei documenti, vol. 5. Presentazione di Gaetano Valente. Illustrazioni di Maria Bonaduce. Nell’ottica dell’attenzione alla storia minore, il volume ricostruisce con metodo prosopografico i fatti di sangue avvenuti a Terlizzi nel tardo pomeriggio dell’11 maggio 1845 (da cui la definizione di Anno dell’Undici con cui il 1845 è stato archiviato nella memoria storica terlizzese) – ovvero nel giorno dell’ottava celebrazione della festa patronale in onore della Madonna di Sovereto –, qui ricostruiti sulla base della documentazione e delle testimonianze coeve. Nel pomeriggio di quel giorno nella cattedrale di Terlizzi si compì il linciaggio dei fratelli Nicola e Vitangelo De Giacò, entrambi sacerdoti ed esponenti di maggior rilievo del capitolo locale. Archiviato come frutto di una esplosione di furore popolare dettata dal fanatismo religioso, l’avvenimento si collocava in realtà in un più articolato scenario caratterizzato da notevole fermento e faziosità politica. Il gesto collettivo, infatti, lungi dall’essere nato spontaneamente dal basso, fu guidato e prodotto dalla propaganda di una certa parte politica e di certi ambienti cittadini che in nome di un proclamato patriottismo si scagliavano contro il clero additandolo come maggiore elemento reazionario. Più in generale il conflitto trovava le sue radici nella contrapposizione giuridica tra capitolo e poteri civili, in cui si innestavano a loro volta beghe di paese, risentimenti personali e conflitti di casta, rendendo esplosivi i contrasti. Nel dettaglio, la violenza fu montata sull’accusa volta al clero locale (di cui i fratelli De Giacò erano tra i maggiori esponenti) di volersi appropriare del tesoro della Madonna di Sovereto per devolverlo alla fabbrica del seminario. Quest’accusa, manovrata opportunamente, fece esplodere il fanatismo religioso popolare che sfociò nel linciaggio dei due fratelli ad opera della folla che inferocita fece irruzione nella cattedrale vincendo la debole resistenza dell’esigua gendarmeria locale (altri ecclesiastici riuscirono a salvarsi a stento dalla furia collettiva). Di queste vicende fece le spese tra gli altri anche Giuseppe La Ginestra, all’epoca sindaco di Terlizzi, che già perseguito dalla polizia borbonica come cospiratore per le sue idee antiborboniche, fu coinvolto negli eventi e senza prove effettive incarcerato con l’accusa di essere tra i fautori della rivolta. Mai compresi del tutto nelle loro vere dinamiche e da sempre avvolti da una certa nebulosità, i fatti dell’11 maggio 1845 vengono qui ricostruiti col supporto di una puntuale base documentale e narrati con un piglio giornalistico capace di condurre per mano il lettore tra i personaggi e sulla scena degli avvenimenti, rendendolo spettatore tra gli spettatori e dissipando pian piano con un procedere avvincente l’alone di mistero che circonda gli eventi esposti.

Perfetto.

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